La frattura del piede è un problema che interessa in particolare l’astragalo, il calcagno, le ossa dal metatarso, lo scafoide e le falangi. Solitamente questa lesione si manifesta in corrispondenza di traumi fisici, più o meno gravi, e l’effettiva frattura può anche essere favorita da disturbi secondari, primo tra tutti l’osteoporosi.
Le fratture più gravi sono quelle che riguardano l’astragalo che, posto al centro dell’articolazione tra gamba e piede, svolge un ruolo essenziale nella mobilità della persona.
I sintomi di una frattura del piede sono in genere molto evidenti, in particolare se si tratta di una frattura del metatarso: si manifestano dolore, tumefazione, ecchimosi e difficoltà e sostenere il peso. Il gonfiore è un altro sintomo evidente della lesione al piede, che però non si manifesta sempre, in ogni situazione di frattura.
La frattura delle falangi poi, oltre ai sintomi appena descritti, può manifestare un’alterazione morfologica delle dita, soprattutto se la frattura è associata a lussazione.
In molti casi, per riabilitare questo genere di lesione, la prima azione da compiere è sottoporsi ad intervento chirurgico. Grazie all’operazione l’osso fratturato viene riposizionato nella propria sede fisiologica e gli viene permesso di guarire.
La soluzione chirurgica dei problemi traumatologici del piede (falangi, metatarsi, malleoli), come anche ortopedici (alluce valgo, alluce rigido, dito a martello), si sta evolvendo sempre più poiché offre soluzione definitiva al problema.
Tecniche operatorie standard
Il trattamento conservativo ampiamente utilizzato in passato, obbliga il blocco dell’ articolazione, con danni anche muscolari e lunghi periodi dolorosi riabilitativi
L’operazione chirurgica della frattura del piede, richiede tradizionalmente l’uso di viti o chiodi in acciaio o titanio. Questi elementi solo fondamentali per bloccare le ossa nella posizione corretta.
Dopo qualche tempo però, diverse tipologie di viti o chiodi sopracitati richiedono di essere rimosse, e questo porta conseguentemente ad un secondo intervento.