La frattura della mano è un trauma molto comune, che si verifica spesso a seguito di cadute o infortuni da schiacciamento delle dita.
Esistono molti fattori di rischio che possono influenzare il presentarsi di questi traumi, ad esempio condizioni preesistenti come l’osteoporosi, o difficoltà deambulatorie. Frequentissimi sono i traumi registrati durante la pratica di attività sportive, in seguito a cadute dovute ad irregolarità dell’ambiente circostante o a disattenzione nell’utilizzo di macchine e utensili di uso comune.
È fondamentale non trascurare le fratture della mano nel momento in cui potrebbero essersi registrate: se queste lesioni non ricevono le giuste cure, le ossa potrebbero saldarsi malamente con conseguenze gravi sull’utilizzo della mano stessa.
L’effettiva frattura della mano solitamente propone dei sintomi difficili da ignorare: dolore, gonfiore, tumefazione, deformità, incapacità di movimento delle dita o del polso e intorpidimento della zona colpita.
Tecniche operatorie standard
Le fratture della mano, siano esse in zona falangea o carpale (in particolare scafoide), richiedono solitamente l’intervento chirurgico per riposizionare correttamente le ossa interessate.
Per una buona riduzione funzionale ed estetica, gli interventi sono solitamente a cielo chiuso, percutanei, che sfruttano l’uso di piccole viti o chiodi in titanio o acciaio.
Questi elementi, in un secondo momento, vanno purtroppo rimossi per evitare formazioni di bypass del carico che portano all’osteoporosi localizzata. Questo significa inevitabilmente dover affrontare un secondo intervento chirurgico di rimozione, e tutte le complicanze che ne derivano.